mercoledì 16 marzo 2011

L'armonica

Ragazzi...
Non avevo mai sfiorato Bruce prima del concerto dell'Olimpico, né lo avevo mai incontrato.Ho già descritto sul forum che effetto m'avesse fatto semplicemente ("semplicemente", poi!) guardarlo bene negli occhi a Stoccolma...Dopo quell'esperienza l'approccio ai concerti italiani era molto battagliero e avevamo (con il Fabruce) tutta l'intenzione di conquistare la transenna, tanto più che a Roma si giocava in casa.
Sarà forse che con Bruce le emozioni sono cresciute ogni volta che l'ho visto, sarà che logisticamente m'è sempre andata molto bene, a partire dal primo pit "regalato" da un anziano signore americano, ma di fatto ad ogni concerto è cresciuta la mia integrazione col gruppo di sudati e puzzolenti, o infreddoliti, ma comunque puzzolenti, campeggiatori del rock 'n roll.

A Roma, come sapete, eravamo sudati e puzzolenti in una coda interminabile, abbastanza lunga per fare nuove conoscenze, salutarne di vecchie, comprare biglietti, mangiare cornetti, ricevere rifornimenti dalle staffette granata (!), litigare con qualche furbo troppo buffo per essere credibile, morire di caldo, imitare con profitto le sardine in scatola, ridere ridere e ridere.
Sia come sia, dopo lo schiacciamento, l'apertura dei cancelli, la corsa su per le scale, la corsa giù per le scale, la corsa verso il pit, la corsa, appunto, s'è arrestata contro la fatidica transenna, per l'esattezza contro la pedana lato Steve, da quel momento in avanti luogo d'elezione dei concerti onesteppici.
E qui scatta il primo ringraziamento al Fabruce, perché lui fu, ebbene sì, a dirottare con un cenno del capo i nostri passi verso quella posizione più laterale ma avanzata, da cui, sognavamo nell'attesa, lo avremmo finalmente toccato per poi buttar via il sapone.
Aspettando di smettere per sempre di lavarci, si fa amicizia con il ragazzo della security nostro dirimpettaio (che conosceva solo BITUSA e The Rising, ora è letteralmente impazzito e dovrebbe iscriversi a breve su LOHAD : tutto con un concerto visto di spalle ) e si concludono affari con personaggi celebri, un certo pazzo inventore di Barcellona, da cui compriamo ulteriori biglietti per Santiago (e menomale, come ben sa Ale ).

Poi si comincia, e per me tanti brividi.
Perché siamo di nuovo qui, tutti quanti, e nella mia città; perché da qualche parte, nel pit, ci sono mio fratello e un mio amico al primo concerto e in tribuna altre persone care, e io fremo per sapere come lo vivranno; la felicità è reale solo se condivisa, no?
Si comincia, arriva Morricone a rimescolarti lo stomaco, arriva quel sorriso che ti fa sobbalzare, arriva Badlands dritta come un treno, ed è il concerto.
Lo vediamo bene, ci gustiamo le scenette con Steve e la sua faccia incredibile su Johnny99.
Quando Bruce si avvia per la prima volta dalla nostra parte la pressione della folla si fa sentire e cresce l'eccitazione. Si avvicina, passa veloce e sorridente mentre raccoglie cartelli su Raise your hand, mi dà la mano, più un cinque a dir la verità.
E' un discreto colpetto al cuore, mi voto istantaneamente alla sporcizia.
Ci guardiamo coi vicini, tutti abbiamo le stesse facce da incontri ravvicinati del terzo tipo.
Ma il concerto va avanti: si salta su Pink Cadillac circondati dai pinkcadillaccari; si storce il naso su Surprise Surprise, e io sfotto Fabruce che fa il critico ma poi la canta sempre; goduria su Prove it all night, allegria obbligatoria su Waitin'.
Poi attacca Promised Land, ed è qui che tutto finisce.
Dopo aver cantato la prima strofa dal palco, Bruce scende e viene di nuovo verso di noi.
Io lo chiamo mentalmente: vieni, vieni qui a cantare, che questa canzone per me è importante.
E' la canzone con cui ti ho conosciuto e stasera ha ancora più senso: voglio urlare anch'io quei tre "Blow away" con te qui.
E lui magicamente si avvicina, mi supera, e si mette a cantare sul margine della mia pedanina, dandomi le spalle.
Io lo osservo, tranquilla. Canto con lui. La folla spinge un po' in più in là, quindi posso guardarmelo in pace, e penso nitidamente ok, diamo un'occhiata a questo celeberrimo fondoschiena visto che è qui...
Niente male, sì, stai bene Bruce. E hai l'armonica nella tasca dei jeans, ecco dove la metti, pensa.
Sarebbe bello se restassi qua, magari se passassi qui da me e mi guardassi un momento proprio su QUESTA canzone, ma ora te ne andrai, ecco, stai già tornando indietro. Sono pronta a salutarti, ma...ma ti sei fermato proprio qui! Sei qui davanti a me. Beh, se non ti dispiace, più discretamente che posso, ti appoggio una mano sul ginocchio, posso? Non mi va di sporgermi e urlare come un'invasata, di farti lo sgambetto, di strapparti i vestiti, mi va di guardarti in pace, visto che sei qua, e ti metto questa mano sul ginocchio, più rispettosa che posso, ok?
E tu...tu mi stai facendo l'assolo di armonica così vicino, grazie, non sai quanto, non sai come mi sento leggera e in pace in questo momento, non sento nessun altro qua dietro, qui a fianco...che spettacolo!
E adesso...mi guardi? Stai guardando proprio ME?!? Mentre suoni l'assolo di Promised Land? Beh, ti guardo anch'io. E mi sento sempre più leggera, tra un po' mi sollevo da terra mi sa. Continuando a guardarti.
E ora, le note stanno finendo, si avvicina il momento in cui te ne andrai, e io mi sento così piena di senso, così appagata, ma poi tu ti chini verso di me, e allora tendo la mano, l'altra, la sinistra, per stringere la tua.
E non mi sembra vero, sempre più bello!
Mentre mi dai la mano, sorridi con una smorfia buffa e simpatica, mi fai l'occhiolino e te ne vai.
E io sento la mano pesante, ritiro una mano piena, mi accascio sulla transenna.

Non sento 41 shots, per fortuna me l'hai rifatta a Torino e ad Udine perché potessi apprezzarla a dovere.
Registro appena il commento del mio vicino, che mi dice "Beh, ora puoi anche non venire più"; sento lontanissimo Fabruce che mi chiede se sto bene.
Sì, rispondo, sto bene, sto bene.
Sto benissimo, e non ci credo.
Continuo a tenere stretto il pugno che contiene il "segreto", finché non mi riprendo un po' e ricomincio a seguire il concerto con gratitudine centuplicata, e non credevo fosse possibile.
Born to run è la solita epica cavalcata trionfale, poi lo stadio si zittisce ed ecco My city of ruins, che Bruce annuncia in modo sobrio, senza retorica: con "quelle mani" innalziamo una gigantesca preghiera.
Thunder Road non mi stanca mai, se Mary esita io sono già salita e corro via col finestrino aperto nella notte.
Mi risveglio bruscamente ed energicamente visto che non posso sedermi (!) e poi rido e rido e rido vedendo quei matti di madre e figlio che giocano con noi. Mamma?!?
C'è ancora il tempo per una Bobby Jean che so molto attesa, mi rallegro per lei che finalmente può sentirla, guardo trasognata una ragazza salire sul palco grazie al suo cartello spiritoso, poi è l'ora di Twist&Shout, è l'ora di salutarci estasiati come sempre.

Se ne vanno, ma so che li rivedrò molto presto.
Sento tutta la stanchezza arrivare, non vorrei muovermi da quella transenna, saluto il nuovo springsteeniano che per tutto il concerto ci ha riempito di acqua, di sguardi prima divertiti e poi partecipi, esco piano piano con Maurizio e Fabruce, che solo allora scopre "tutto" quel che è successo.
Fuori ritrovo Francesco, mio fratello, e il mio amico Alberto: sono contenti, eccitati, felici per me.
"Ti hanno inquadrato sul maxischermo, avevi un'aria così serena, un'espressione così strana, eri bella!"
Rimangono sconvolti quando dico "Ehm...non è finita lì, sapete...?"
Mi abbracciano, mio fratello mi solleva per aria.

Fra ed io stiamo tornando a casa, è notte fonda, siamo molto stanchi.
Stiamo in silenzio, solo ogni tanto una frase a raccontare qualcos'altro di quella serata, bella per lui, così speciale per me.
Ad un certo punto mi dice: "Me la fai provare?"
La prende in mano, siamo nel traffico fuori dallo stadio ma per essere Roma è incredibilmente tranquillo e silenzioso.
Ci soffia dentro.
Rimaniamo tutti e due stupiti: come suona bene!

Torniamo a casa, mangiamo un po', io metto in valigia le ultime cose perché domattina si parte per Torino.

Salgo le scale, la porto con me a letto.
Resto un po' sveglia nel buio, con gli occhi spalancati per lo stupore a rivivere quel momento.
Poi mi giro, abbraccio il cuscino e mi addormento serena.
Alessandra Foti 

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