lunedì 25 giugno 2012

S.Siro 7 Giugno 2012, io e mia figlia

Ore 20.00, i minuti trascorrono con lentezza esasperante e io non sto più nella pelle, come mi capita ogni volta che assisto a uno show di Bruce. Questa però è un'occasione speciale perché ho Eleonora, la mia primogenita, seduta al mio fianco. Da quando si è avvicinata alle sonorità rock ho sempre sognato di portarla a vedere un live di Bruce, ma non ho mai insistito più di tanto. Quando partì la prevendita mi disse, in modo per me del tutto inaspettato, che avrebbe gradito presenziare.

La cosa mi riempì di felicità.

Vero, c'era stata l'occasione del concerto dei Green Day, di cui è grande fan, per assistere insieme a uno show, ma quella volta mi ero limitato a fare da autista: preferii mescolarmi al resto del pubblico e lasciarla da sola con le sue amiche, come era giusto che fosse.

Questa volta è diverso, questa volta è lei che si aggrega, questa volta è lei che viene a vedere uno show di quello che è un mio vero e proprio oggetto di culto, questa volta è lei che osserverà le mie emozioni, sempre difficili da intuire perché sono sempre molto contenuto nelle mie manifestazioni esteriori, anche se la musica mi invade il petto e mi trascina nel suo vortice.

Sono in fibrillazione, non lo nego, man mano che i minuti di ritardo sull'orario previsto si accumulano. Scambio qualche impressione con lei, le suggerisco dove puntare la sua macchina fotografica per catturare l'essenza dell'evento, quei piccoli dettagli che si scovano tra il pubblico presente, fulgida testimonianza della passione che unisce: un papà extralarge con figlioletto al seguito, un gruppo di scandinavi con la bandiera del proprio paese e la scritta "Ramrod" stampigliata sopra e via così.

Ecco, ora ci siamo, lo show sta per partire e con il cuore rivolgo una supplica accorata a Bruce: fa che sia qualcosa di epico e leggendario, non solo per me, ma per mia figlia che viene per la prima volta a vederti. Voglio qualcosa che possa farle dire, orgogliosamente come sappiamo dire noi fan, "io c'ero"...e c'era mio papà con me, quella sera.

Dovrei scrivere un romanzo per contenere tutte le sensazioni e le mille e più emozioni che Bruce ci ha regalato, ma non sarebbe sufficiente.
La commozione ha raggiunto l'apice quando Eleonora mi ha sussurrato di essersi quasi messa a piangere dopo avere ascoltato Jack of all trades ed averne perfettamente compreso il testo.

Non so se sia stata "accecata dalla luce", ma sono certo che è rimasta impressionata dal torrente di musica che si è riversato su di lei, su di me, su di noi, per quasi quattro fantastiche ore.

Uscendo dallo stadio mi chiede una sciarpa di Bruce: l'ho pagata uno sproposito, ma in quel preciso momento non ci ho badato.

L'ho considerata un "legame", un filo che unisce le generazioni e le avvicina, un suggello che affida alla nostra storia, quella di una figlia e del suo "old man", il ricordo di una serata magica, unica, impossibile da dimenticare.

Grazie Bruce.
Scritto da Eugenio Nascimbeni