Ore 20.00, i minuti trascorrono con
lentezza esasperante e io non sto più nella pelle, come mi capita ogni
volta che assisto a uno show di Bruce. Questa però è un'occasione
speciale perché ho Eleonora, la mia primogenita, seduta al mio fianco.
Da quando si è avvicinata alle sonorità rock ho sempre sognato di
portarla a vedere un live di Bruce, ma non ho mai insistito più di
tanto. Quando partì la prevendita mi disse, in modo per me del tutto
inaspettato, che avrebbe gradito presenziare.
La cosa mi riempì di felicità.
Vero, c'era stata l'occasione del
concerto dei Green Day, di cui è grande fan, per assistere insieme a uno
show, ma quella volta mi ero limitato a fare da autista: preferii
mescolarmi al resto del pubblico e lasciarla da sola con le sue amiche,
come era giusto che fosse.
Questa volta è diverso, questa volta è
lei che si aggrega, questa volta è lei che viene a vedere uno show di
quello che è un mio vero e proprio oggetto di culto, questa volta è lei
che osserverà le mie emozioni, sempre difficili da intuire perché sono
sempre molto contenuto nelle mie manifestazioni esteriori, anche se la
musica mi invade il petto e mi trascina nel suo vortice.
Sono in fibrillazione, non lo nego, man
mano che i minuti di ritardo sull'orario previsto si accumulano. Scambio
qualche impressione con lei, le suggerisco dove puntare la sua macchina
fotografica per catturare l'essenza dell'evento, quei piccoli dettagli
che si scovano tra il pubblico presente, fulgida testimonianza della
passione che unisce: un papà extralarge con figlioletto al seguito, un
gruppo di scandinavi con la bandiera del proprio paese e la scritta
"Ramrod" stampigliata sopra e via così.
Ecco, ora ci siamo, lo show sta per
partire e con il cuore rivolgo una supplica accorata a Bruce: fa che sia
qualcosa di epico e leggendario, non solo per me, ma per mia figlia che
viene per la prima volta a vederti. Voglio qualcosa che possa farle
dire, orgogliosamente come sappiamo dire noi fan, "io c'ero"...e c'era
mio papà con me, quella sera.
Dovrei scrivere un romanzo per contenere
tutte le sensazioni e le mille e più emozioni che Bruce ci ha regalato,
ma non sarebbe sufficiente.
La commozione ha raggiunto l'apice
quando Eleonora mi ha sussurrato di essersi quasi messa a piangere dopo
avere ascoltato Jack of all trades ed averne perfettamente compreso il
testo.
Non so se sia stata "accecata dalla
luce", ma sono certo che è rimasta impressionata dal torrente di musica
che si è riversato su di lei, su di me, su di noi, per quasi quattro
fantastiche ore.
Uscendo dallo stadio mi chiede una sciarpa di Bruce: l'ho pagata uno sproposito, ma in quel preciso momento non ci ho badato.
L'ho considerata un "legame", un filo
che unisce le generazioni e le avvicina, un suggello che affida alla
nostra storia, quella di una figlia e del suo "old man", il ricordo di
una serata magica, unica, impossibile da dimenticare.
Grazie Bruce.
Scritto da Eugenio Nascimbeni