giovedì 1 agosto 2013

Chi s’accontenta gode

Tengo famiglia.

Non sono ricco. Lui non è mio padre/fratello/amico.

Le ho tutte e tre, ma se anche avessi solo una di queste caratteristiche, questa mi impedirebbe comunque di assistere a più di un concerto di Bruce a tour che non sia quello della città più vicina a casa mia, cioè Roma.

Quest’anno la congiunzione astral/equina ha voluto che Trotta, in onore di Jessica che Salta, abbia chiesto a Bruce di suonare all’Ippodromo delle Capannelle. Vai cor tango (cit.). Praticamente dietro casa.

Un concerto di Bruce è sempre bello, sta scritto su tutti i dizionari. Quello che cambia è la propria attitudine a “riceverlo”. La mia quest’anno sembrava perfetta, in tutto relax, fin dall’inizio, come non mai. Si, la “location” mi ha fatto storcere il naso (anche in virtù del costo del biglietto), ma tant’é, che fai, non ci vai?!

Il compagno di merende è il solito, Glauco. Compagno di Rock ‘n Roll delle superiori (beh, non proprio tutte, lui ne ha fatto qualche anno in più). Vicino di casa. 

Dopo il diluvio di Firenze 2012 mi dice “il prossimo voglio andare con i vips, almeno stanno coperti. E vedono meglio” (il Glauco non è proprio uno stangone). Gli è che a Capannelle tutto c’è meno che aree vips coperte (che poi, ma quali aree vips! ce l’hai tu i soldi? Sei un vip? Conosci un vip?).

Fatto sta che si parte alle 5.45, de matina, per cercare di recuperare il bracciale di noi gente da pits (altro che vips). E stavolta si punta alla transenna, che si può tentare senza troppi patemi, visto che il Trotta ha adottato il sistema “a culo”. La transenna ha diversi perchè: 

1 - Glauco è basso

2 - per 75 euro voglio vedere bene

3 - voglio evitare di vedere il concerto dietro una selva di cartelli (che tra l’altro spesso sono richieste a dir poco irritanti).

Si prende il bracciale e, potenza della location casalinga, si torna chi a lavorare (Glauco), chi a casa (io), giusto il tempo di sdraiarsi un pò sul divano e prendersi dello scemo dalla figlia per il fatto di essermi svegliato alle 5.

Lotteria. Si entra per 450esimi o giù di li. E’ andata benino. Siamo in seconda fila laterale. 

Comincia l’attesa, allietata da alcuni eventi che elencherò non in ordine cronologico:

1 - The Cyborgs, il gruppo spalla (ma come si sono permessi (cit.) ), piacevoli e carucci (non gli si vedeva la faccia). Elettro/Blues. Il batterista  prendeva a legnate la batteria. Ma per sul serio. Mezzora più che sufficiente, beninteso.

2 - Mi sono messo a fare le parole crociate praticamente con tutto il lato destro del pit, fino a che il solito coglione/i ha/hanno deciso di far alzare tutti alle 17:30. Coglioni.

3 - La compilazione dei cartelli con richieste. Questa dei cartelli è una prassi che ha debordato e anche abbastanza rotto. L’unico interesse pare ormai quello di brandire questi cartoni animati, in QUALSIASI momento del concerto, basta vedere arrivare Bruce e sbatterglielo in faccia. Cazzo, e godetevelo. E poi c’è la questione Waitin’ on a sunny day e Dancing in the dark. Che ci siano o no in scaletta, di base, non mi interessa. Ma vorrei che non ci fossero più per il fatto che ormai si vedono nel pit cose inenarrabili (che narrerò) per farsi tirare su nel palco, cose veramente raccapriccianti e palesemente finte. L’esempio che avevo accanto era una coppia, ma di ex, e il cartello che stavano scrivendo recitava più o meno “fai ballare con te la mia ex fidanzata”. !!!!!!!!!.   Per non parlare di quelle che effettivamente ha tirato su, con il velo nuziale, e il cartello che diceva che si sarebbero sposate il 27 luglio. Eh??? Non il giorno dopo. Non la mattina stessa. Il 27. E poi, tutte e due? L’una con l’altra? Per  poi passare tutto il concerto a tentare di farsi vedere. Disgustoso. Ma la cosa più dolorosa, da padre di famiglia, è la questione “zecchino d’oro”. Vedevo un bimbo (con relativo padre) in prima fila con la richiesta di poter cantare su Waitin’. Per tutto il concerto. Ora, magari no, ma invece magari si. Il papà gli avrà fatto due coglioni, a montarlo che lo avrebbe fatto cantare con Bruce, lo avrà costretto ad imparare, intonato, la strofa. Ma vedere la sua faccia dopo che quello scostumato di Bruce ha tirato su un altro, mi ha fatto pensare che questi ragazzini non si meritano di rimanere delusi . E’ crudele. E inutile. E magari in quel momento vorrebbero stare al concerto di Violetta. Vabbè!

Ah, il concerto!

Mai avrei scritto un resoconto della giornata. Ma l’ho fatto per un amico e anche perchè è coinciso con il fatto che questo per me è stato di gran lunga, tra quelli a cui ho assistito, il concerto migliore.

Non giudico un concerto dalla scaletta. Ne vedo uno all’anno, se va bene, e può suonare quello che gli pare, è il mio concerto, e andra comunque bene.

Come detto l’attitudine era quella giusta, mente libera, Roma, sole (l’abbiamo scampata bella, comunque), non sentirsi un cretino 45enne con velleità da 20enne, per un bovaro del New Jersey, tra l’altro.

I can feel the spirit. E giù un’ora e venti a tutta manetta. Rock ‘n Roll. E il Glauco in visibilio, almeno tre canzoni di questa prima parte erano tra quelle da lui desiderate. Brilliant Disguise non l’ha sentita nessuno, eravamo tutti in infermeria.

Il mio album preferito di Bruce è The Wild the Innocent and the E-Street Shuffle.

Lo springsteeniano medio si autoflaggella leggendo le scalette, costatando puntualmente di aver irrimediabilmente perso l’occasione di essere presente nel “momento storico” in cui Bruce fà la “chicca”.

A me non frega, Ne vedo uno all’anno, se va bene, e può suonare quello che gli pare, è il mio concerto, e andrà comunque bene (cit.). E a quanto pare, ogni tanto, ad accontentarsi, ci si gode. AAHH, se ci si gode! E sono contento che non abbia fatto tutto l’album (vabbè, più o meno), come preventivato. Perchè è stato come “spizzare” le carte a briscola, prima trovi il Re, poi cribbio pure il Tre, ma mai ti aspetteresti di trovarti in mano pure l’Asso. E non perchè NYC Serenade è una rarità, anzi una “chiccona”, ma proprio perchè è bella. Ma bella bella. E Bruce è scorrettisimo, ci mette pure gli archi. Alcuni pure colleghi di mia moglie, che Bruce non gli piace proprio tanto, ma avere sul palco un suo “pezzo” ha reso la cosa ancora più coinvolgente, più mia. In quel momento eravamo solo io e il mio mondo. E mi si sono umettati gli occhi. 

Il resto è stata ordinaria beatitudine.
Brekke - Paolo Imperatori