martedì 15 marzo 2011

Light of Day 11 Asbury Park NJ... a volte i sogni si avverano...

E' l'estate del 1985. Un nastro giro nello stereo portatile.
Devo aver sentito questa canzone che in radio passano di continuo e probabilmente ho chiesto a mia mamma di vedere se mi trova il nastro (anzi la cassetta) di questo tizio.
Probabilmente è un giovedì (giorno del mercato estivo) quando lei torna con questo nastro preso da qualche bancarella (non originale).
La copertina è composta da un paio di jeans una maglietta bianca, un cappellino rosso che sbuca dalla tasca posteriore con una bandiera americana sullo sfondo.
Ricordo che ascoltai quel brano (Born in the Usa) un numero   innumerevole di volte. Spesso senza avere il coraggio o la curiosità di andare oltre (cover me ecc.)... Poi Videomusic mi portò a scoprire che in quella cassetta c'era Dancing in the dark, Glory Days, My hometown...e poi mi piaceva quell'attacco di elettrica di Downbound  train e il video di I'm on fire mi piaceva proprio.
Fortuna vuole che vicino a casa mia c'era questo negozio estivo di dischi (bei tempi...) gestito da un amico (Paolo)...e quindi in quell'estate (o quella dopo) arrivò il nastro di Born to run...fino all'acquisto nel 1988 del primo stereo con giradischi. Il primo vinile che comprai (ancora prima di avere lo stereo) fu Live in Torino, bootleg quadruplo...
In quei quattro anni (1988-1992) inizia a conoscere, leggere, ascoltare, appassionarmi di una passione che non condivideva quasi nessuno che conoscessi.
Capii di aver scelto “la parte giusta” quando nel 1992 vidi il mio primo show di Bruce Springsteen dal vivo.
Accompagnato da mio padre (anzi direi da mio babbo) fu un'altra folgorazione...di quel concerto ricordo alcuni particolari che invece mi sfuggono se ripenso a quelli più recenti. Si sa che le cose che si vivono a 18-20 anni entrano nel profondo e sei pronto a farti influenzare, a farti sorprendere e questo si sa.
Comunque passarono anni prima di trovare alcuni “compagni di strada” che condividevano questa comune passione nello stesso modo in cui la sentivo io. Fu in un concerto al vecchio cinema Corso (oggi purtroppo spazzato via dall'abitudine di vedersi i film nei centri commerciali), sul palco non c'era Bruce ma Elliott Murphy. Io andai a quel concerto da solo e nella fila davanti a me sentii 2-3 ragazzi parlare dei concerti di Bruce del Tom Joad tour, di bootleg....non so come riuscii a combattere la mia timidezza, attaccai discorso e ci scambiammo i contatti.
E da lì la strada fu tutta in discesa. Grazie ad Alessandro, Gianluca, Gianni e Fabio iniziammo a girare per tutta Italia ed Europa dietro a Bruce. Favoriti anche dal fatto che dal 1999 in poi Bruce tornò con una frequenza regolarissima a fare tour e dischi.
Nel frattempo continuavo a coltivare nella mia cameretta il sogno di suonare la chitarra e naturalmente tante canzoni che mi piaceva suonare e cantare erano quelle di Bruce Springsteen. Ma era lontanissimo dai miei pensieri di potermi esibire in pubblico. Mai e poi mai ci avrei pensato.
Fu in un viaggio verso Vienna nell'aprile 1999 in cui grazie all'incontro con Sergio Castellani provai l'emozione di suonare (in pullmino) con qualcuno che suonava in giro da anni...e ci salutammo con la promessa di fare un  duetto prima o poi.
Ora non sto a farvela troppo lunga...in quegli anni vennero tante cose: la prima “The river” davanti ad un pubblico, i primi Glory Days in Rimini, le centinaia di amici trovati grazie alla musica di Bruce, la mia laurea nel 2000, il viaggio al Madison Square Garden per gli show finali del Reunion Tour, il primo duo acustico con Roby, la prima data come Miami & the Groovers il 15 settembre 2000...l'amicizia con Joe D'Urso, ricordo ancora l'emozione per quella Johnny B. Goode suonata con i Caravan al Barge (con Antonio Zirilli al piano. Un segno premonitore)...e poi The Rising, il ritorno negli Usa nel 2003, il duetto con Elliott Murphy dal vivo (tutto iniziò con il suo concerto)...la mia prima esibizione ufficiale negli Usa al Light of day nel 2004...allo Stone Pony, con le gambe che mi tremavano...Hard times, Waiting for me, Tears are falling down e RnR Night...ricordo ancora la sequenza...Bruce che suonò con gli Houserockers in uno Stone Pony stipatissimi, e poi nel 2005 il primo disco Dirty Roads con la band, centinaia di concerti, migliaia di km fatti, l'esperienza di suonare con Southside Johnny e tanti altri che avevo solo ascoltato su vecchi vinili scricchiolanti...Nel 2008 l'uscita di Merry go round, il ritorno a Nyc/NJ per suonare full band con alcuni amici come Antonio Zirilli, Daniele Rizzetto, Andrea Montecalvo allo Stone Pony per il Light of day e in qualche mitico locale newyorkese.
Ok a posto. Avrò già annoiato anche perchè magari questa storia la conoscono in molti.
E' dal 2006 che il Light of day arriva in Europa. Ho partecipato a quasi tutte le edizioni come musicista e nelle ultime due anche come co-organizzatore. Le date al teatro di Lugodegli ultimi 2 anni sono state magiche. E nel frattempo posso dire di aver conosciuto bene anche musicisti come Jesse Malin, Willie Nile, Alejandro Escovedo oltre a Joe che ormai conosco da molto tempo.
Quest'anno abbiamo deciso di andare ad Asbury per il Light of day 2011.
Alla fine saremo un bel gruppo di persone ad andarci e ne approfittiamo per passare 5 giorni a New York, fare qualche concerto (a Brooklyn, al Village, alla Bowery). Riusciamo a vederci anche degli show bellissimi come Gary U.S. Bonds e Steve Forbert. Alla Bowery entriamo e sta suonando la band di Danny Clinch (The Tangiers Blues band) davvero micidiali, con al piano Charlie Giordano.
Quando entriamo nel locale (arrivavamo al volo in taxi da un altro show al Cafè Vivaldi) dico ad Alessio: “Guarda che devi suonare il piano subito dopo il pianista della E Street Band!”.
Di seguito suoniamo io ed Alessio per un set di 4 pezzi chiuso con Peace love and understanding,
ricevendo i complimenti  di Danny Clinch. La sera finisce con un ottimo set di Jesse Malin ed una bevuta di tequila.
Ma questo è solo l'inizio della storia.

Sabato 15 Gennaio
Soggiorniamo a Tinton Falls, NJ. La mattina la passiamo in giro a Red Bank a comprare qualcosa e a mangiare. Alle 14 ci aspettano allo Stone Pony.
Quest'anno il Light of day ha aumentato la proposta di show ed oltre al venerdi sera allo Stone Pony dove potete ammirare il vero Asbury sound) al sabato gli show sono dislocati in 3 locali: al pomeriggio al Wonder Bar e allo Stone Pony ed alla sera lo show principale al Paramount Theatre.
Noi siamo allo Stone Pony, una truppa di italo-canadesi...Due palchi, quello per band il principale quello famoso con il cavallino e un palchetto a fianco per gli acustici.
Negli show acustici si esibiscono prima di me ed Alessio due cari amici: Andrea Parodi da Como ed Antonio Zirilli da Roma. Fa poi piacere vedere tra il pubblico diverse facce amiche. Sul palco ottime band, tra cui i The Beautis davvero spettacolari.
E' la mia terza volta al Pony, un posto per me mitico, e mi rendo conto come di aver realizzato dei sogni che ritenevo impossibili in questi anni...
Il nostro mini-set scorre via bene con Broken souls, Tears e Merry go round...tanto calore del pubblico, qualche cd venduto....ti cambi la maglietta e sei pronto per ripartire.
C'è Joe D'Urso che ci raduna: me, Alessio, Andrea ed Antonio. Ci dice che stasera suoneremo qualcosa con lui sul palco del Paramount (!)...inizio ad essere in stato confusionale.
Stasera il Paramount è esaurito, circa 3mila persone, qualcuno mi ha già detto che Bruce è arrivato e che stasera suonerà...oltre agli show previsti di Garland Jeffreys, Willie Nile, Jesse Malin, Escovedo. Non sappiamo però se poi potremmo stare nel backstage, anzi da quel che capiamo probabilmente no.
Joe ci dice che lui va con Andrea e che ci aspetta all'ingresso dei musicisti tra qualche minuto.
Dal Pony al Paramount, nonostante il freddo, ci andiamo a piedi, anche perchè Silvia che si è avviata a ritirare i biglietti con gli altri amici si è portata via le chiavi della macchina.
Arrivati in biglietteria incontriamo Vince Pastore dei Sopranos che quando ci sente parlare italiano impazzisce...davvero un personaggio.
A questo punto io, Alessio ed Antonio ci dirigiamo verso il retro del teatro dov'è l'ingresso musicisti. Veniamo scortati da un addetto che ci fa entrare. Arriviamo subito sul palco e ci sistemiamo a fianco, anche perchè c'è il soundcheck in corso e sul palco c'è Bruce con gli Houserockers! L'emozione è alta, assistiamo ad un check/prova in quanto Bruce con molto dettaglio riprende la band quando sente che qualcosa non va (fa 3 volteOne Way street e ripete il finale di Adam raised a Cain). Tra le altre prova anche The Promised Land.
A fianco al palco oltre a noi c'è Vini Lopez, Joe ed altre persone. Dicendo che siamo musicisti ci danno il pass Access All Areas...a fine check Joe ci porta su nei camerini per provare.
Saliamo una rampa di scale e ci infiliamo in un corridoio abbastanza stretto.
La prima porta è riservata alla band di Gruscheky, la seconda c'è scritto “Bruce Springsteen” e dopo 1 metro alla terza porta “JD & SC – Escovedo”.
In pratica siamo vicini di stanza.
Con Joe stiliamo la scaletta. Io conosco tutti i pezzi avendolo visto decine di volte live, anche Antonio ed Alessio  li conoscono. Proviamo anche Never missed you more con la strofa in italiano riscritta da me. Con Andrea ci accordiamo di dividercela. Sarà un successo.
Nel frattempo lo show è iniziato (alle 18,30) mentre il teatro va lentamente a riempirsi.
Ogni band ha circa 30 minuti di set alternati da set acustici di 10 minuti.
I primi ad esibirsi sono un gruppo vocale di circa 40 persone, tutti molto giovani che fanno un medley di brani rock pop. E' bello vederli sfilare nel corridoio con una fila lunghissima.
Noi scendiamo al catering per la cena. E ceniamo insieme ai diversi artisti che si esibiranno. Alejandro Escovedo ci saluta calorosamente e con Jesse facciamo due chiacchiere sulla serata del Bowery. Il localeadiacente alla Convention Hall, riparato da un tendone nero e riservato ai guests con pass.
L'esibizione con Joe è prevista per le 19,50. Io vado in camerino per prepararmi al meglio.
Mi cambio, maglietta dei Gaslight stropicciata d'ordinanza, cappellino e siamo quasi pronti. Mi ripasso il testo di Never missed you more e recupero la chitarra che Matt il chitarrista di Willie Nile mi presterà,  una splendida Telecaster custom nera.
Vengono presentati Joe e gli Stone Caravan accolti da un grande applauso, il primo pezzo (Hold on) lo fanno loro quattro. A fine brano Joe al microfono dice qualcosa tipo “dall'Italia degli amici del Light of day”...per una sera saremo gli Italian Caravan.
Purtroppo l'idea iniziale di utilizzare piano ed organo contemporaneamente non è tecnicamente possibile quindi Antonio ed Alessio si alternano al piano. Io mi sistemo di fianco a Mr. Lou De Martino...e si parte: Tell me why. Suonare su quel palco è una gran figata. Penso anche agli amici che sono in platea, a loro non avevo detto niente e spero che sia stata una bella sorpresa.
Lo show di Joe fila via liscio e molto apprezzato (Welcome home, Waiting on a train) fino al momento topico (per me) di Never missed you more. Quando arriva la 2a strofa Joe mi fa cenno di andare a cantarla al microfono centrale (non in quello centralissimo che è riservato a B) parto in italiano e secondo me la gente rimane sorpresa da questa cosa, arriva la parte di Andrea e poi io riprendo il ritornello...c'è il video e la cosa che mi fa più piacere è stato l'applauso che è partito appena finita la strofa. Gran momento.
Finale di set con Let it go e Noisy guitars, vera cavalcata rock...alla fine il pubblico fa sentire molto forte la sua approvazione.
Aver suonato e cantato sul palco del Paramount. Fantastico.
Rientriamo nei camerini, riceviamo molti complimenti...bella soddisfazione.
Passa poco e scendiamo a bordo palco per non perderci l'esibizione di Jesse Malin. La novità di quest'anno al LOD è che ci sono 40 posti con sedie sul palco per chi ha preso un golden ticket...ci ritroviamo vicini gli amici di Trieste capitanati da Franco vera macchina da rock and roll.
Jesse fa uno show straordinario, la band ha un tiro pazzesco, conferma tutto ciò di ottimo che mi aveva lasciato dopo lo show di Reggio Emilia, torna in Italia a fine aprile da non perdere.
Tra le altre suona Burning down the Bowery, Hotel Columbia, Wendy, All the way from Moscow...
Jesse, come è sempre nel suo stile, senza enfasi introduce “un amico”. Tutti sanno chi sta per entrare...scarponi, jeans, camicia a quadri, acustica...parte Broken Radio in un duetto riuscito soprattutto nei controcanti finali...il Paramount è tutto un “broooooooooce”.
Bruce esce e Jesse chiude con una Modern World spettacolare. Grandissimo set, il mio preferito di quelli full band di quella sera.
Senza dimenticare un Garland Jeffreys in ottima forma che chiude il suo set in mezzo al pubblico con Hail Hail Rock and roll che sarà uno degli highlights della serata.
Noi ci aggiriamo tra backstage e camerini, Bruce è spesso attorniato da ragazze ma nessuno gli rompe particolarmente le scatole. Si vede che qua sono abituati ad averlo tra i piedi.
Prima dello show di Willie scendiamo io ed Alessio nel bar/catering e vediamo Bruce seduto al tavolo in fondo  in compagnia. Ci prendiamo il nostro rhum e cola e ce ne andiamo.
Set di Willie ce lo vediamo da vicino, Kevin prepara la Telecaster per Bruce che entra nel finale per suonare “Heaven helps the lonely” come l'anno scorso. Quando esce mi trovo Bruce a mezzo metro gli allungo la mano e gli faccio i complimenti per il solo...pensa che testa!
Lui mi ringrazia e si infila nel camerino con Escovedo e Dave il suo chitarrista.
Il set di Escovedo in duo è qualcosa di veramente notevole. Down in the Bowery, Rosalie, Everybody loves me, The anchor...un set strepitoso. Con Danny Clinch ospite all'armonica su Faith e Bruce per “Always a friend”...ripeto Alejandro Escovedo è un grandissimo, oltre che una persona elegante e molto disponibile.
Molto bello il modo in cui Bruce suona e rispetta il pezzo, un altro momento da godersi, con Bruce che scherza prima della canzone “remain seat!”.
Ogni tanto mi fermo mi guardo intorno e mi godo la serata. Anche perchè non vorrei far diventare “normale” qualcosa di speciale. Molto speciale.
Quando sta per arrivare il momento di Bruce il backstage si popola...noi decidiamo di spostarci dalla parte opposta dove ci sono le “sedie vip” ed è un'ottima posizione. Io ed Antonio siamo vicini e quando vedo Kevin maneggiare con l'acustica dico ad Antonio “inizia da solo”...e così è per 2 pezzi: “Your own worst enemy” e “This hard land”, pelle d'oca anche se la voce raschia un po'.
Entra la band per quello che sarà un'ora e mezza circa di ottimo rock, dove Bruce mi impressiona soprattutto come chitarrista. Siamo lontani dai meccanismi soliti live/show con la E street ma in questo caso è anche bello vederli così, meno precisi, più insicuri, ma sempre efficaci.
Avere un leader come lui risveglierebbe anche la band più spenta del mondo.
I miei highlights personali sono: Adam raised a Cain, One way street, Save my love, Darkness, divertente Pink Cadillac...quando arriva Light of day e Willie ed alcuni iniziano a salire io, Alessio ed Antonio ci guardiamo e speriamo che Bruce chiami tutti per il gran finale.
Davanti a noi si piazza un fila di security che un po' ci intimorisce.
Finisce Light of day...e Bruce chiama tutti dentro. Decisi ed emozionati passiamo tra la security (che non batte un ciglio) e ci piazziamo davanti alla batteria...pian piano entrano tutti: Garland Jeffreys, la band di Willie, Joe, Lou e Sam dei Caravan e tanti altri.
Parte una sgangherata Twist & shout/La Bamba... con Bruce che lascia a Joe G. la  parte vocale all'inizio e Vince Pasto che fa  uno specie di “skat” al microfono...
Averlo lì a un metro e mezzo, sullo stesso palco, intonando la stessa nota, boh è difficile da spiegare e da rendere, alla luce che dopo anni di ascolti, di concerti, di glory days in Rimini, di miei concerti...non saprei spiegarvelo bene, ma   so che chi legge potrà capire meglio di come lo scriverei io....
Bruce tira su qualche ragazza dal pubblico, una bimba che non si lascia pregare e si mette a cantare...stupendo il momento in cui sale sulla spia e si gira verso il batterista e verso di noi per dare il finale:  ecco lì ti vedi quella faccia che hai  visto nei video, nel live in nyc, nel live in barcelona...che punta dritto a te e sembra dirti: occhio che qua stacchiamo al finale!
A un certo punto Antonio indicandomelo lì a 1 solo metro mi fa “Aho ma ce l'abbiamo qua!” ...troppo ridere...questo video magari spiega un po' la situazione caotica ma sempre emozionante. Nel frattempo è salito sul palco anche Bob Benjamin, il vero fulcro dei Light of day, segnato dalla malattia che ogni anno comunque imperterrita va avanti. Twist & shout finisce ed io senza volerlo, quasi casualmente, do un'occhiata al monitor che Bruce utilizza per le parole...non ci credo, c'è scritto: THUNDER ROAD.
Passano a Bruce chitarra ed armonica. Se penso a ciò che significa questo brano per me, l'emozione che mi ha dato ascoltandola la prima volta dal vivo (anche allora chitarra e voce, tutto torna)...Il brano parte, tutto il teatro canta, nelle prime file ci sono pochi occhi asciutti, anche io canto e probabilmente non mi rendo neanche conto di cosa stia succedendo.
Thunder road è un regalo per Bob, che è molto emozionato. Mi piace quando Joe lo abbraccia e lo aiuta a sostenersi durante il brano. Alla fine è a questo che serve la musica, per autosostenerci e per sostenere qualcuno nel cammino. E quale brano migliore di questo? Qui c'è la voglia di fuga, l'insicurezza di ciò che accadrà, la sfrontatezza ma anche l'umiltà, c'è tutta una vita in quei 5 mintui.
E se guardate questo video la cosa più commovente è la mano di Bob in quella di Joe: se l'amicizia esiste è tutta in quel gesto.
Tra l'altro io non resisto di fare un piccolo filmato direttamente dal palco, e quando arriva l'ultima frase “It's a town full...” e senti tutto il teatro cantare non puoi fare a meno di pensare che la vita è una buona vita, che gli amici che hai incontrato per strada sono lì davanti a te e che sebbene ci sia da sputare sangue ogni giorno vale la pena sempre provarci fino alla fine.
Thunder road si chiude con un lunghissimo applauso. Il palco si svuota lentamente. Bruce si ferma qualche istante a salutare le prime file e poi con passo lento si avvia nel retro del teatro e nel camerino.
Noi siamo lì. Felici. Ci troviamo insieme a Franco di Trieste che per km e dedizione al rock non è secondo a nessuno. Saliamo di sopra. Bruce sta uscendo dal camerino. Antonio gli regala il suo cd e chiede se possiamo fare una foto: “No I'm tireeed.....c'mon come here!!!” Antonio da una parte, lascio il posto vicino a Bruce a Franco (che se lo merita) e mi inserisco anche io...arriva la foto che è ribattezzata “4 amici al bar”...
La serata poi continua al Wonder Bar dove Bruce berrà Tequila fino alle 3, io me ne vado con i miei amici e compagni di questo viaggio a mangiare all'Asbury Pie in Cookman Avenue dove il giorno prima ci siamo visti l'Upstage, privilegio per pochi fortunati.
La notte di Asbury è fredda, ma stasera il freddo non fa poi così male.

Encores :
Quel nastro pirata dell'album Born in the Usa è ancora da qualche parte nella mia stanza in casa dei miei genitori. Probabilmente devo a quel piccolo oggetto tutto o quasi di ciò che ho vissuto non solo sabato sera ma in questi anni grazie a quello strumento fantastico che è la musica.
Come detto ad un amico, siamo stati fortunati, certo non c'è dubbio, ma le cose non capitano così per caso. In questi anni oltre ad aver suonato in giro, fatto dischi ed aver girato in lungo e largo per vedere concerti ci siamo anche fatti un grande culo per la giusta causa del rock and roll. Posso parlare sia per me che per Franco ed Antonio che erano al Paramount.
Date trovate, letti messi a disposizione, trasporti in macchina, montare impianti, prestare strumenti, pranzi e cene preparate per semi-sconosciuti, spesso gratis a volte mettendoceli di tasca nostra. Ed alla fine però una ricompensa arriva. Magari nel momento più inaspettato o nelle forme meno prevedibili. Una ricompensa c'è ed arriva. La fede è stata ricompensata questa volta, non ho dubbi.
Oggi credo che andrò a togliere un po' di polvere a quel nastro...
Con dedizione,
Lorenzo Semprini